giovedì 6 agosto 2009

L'ingranaggio

Un'inquietudine crescente negli ultimi anni ha eroso progressivamente il senso del mio lavoro ed in definitiva della mia vita. Alla base vi è la sgradevole percezione di essere come una minuscola rotella in un ingranaggio mostruoso che produce continuamente un'immane quantità di oggetti, cianfrusaglie il più delle volte superflue, che devono essere venduti e rapidamente smaltiti. Questo meccanismo, che fa affluire valanghe di beni laddove meno servono, lasciando il resto del mondo nella privazione dell'essenziale, consuma enormi risorse naturali e produce un inquinamento dell'ambiente dagli effetti catastrofici. Questo sistema, evoluzione del capitalismo industriale, vive ormai di vita propria e, al pari di un virus, si è diffuso su tutto il pianeta, sotto forma di globalizzazione e minaccia di alterarne seriamente l'equilibrio. Ciascuno di noi è parte di questo ingranaggio allorquando produce, consuma e getta via. Ognuno è complice della sperequazione della ricchezza sulla Terra, del suo saccheggio e della sua distruzione progressiva. Scienziati eminenti e personaggi illustri lanciano da anni grida d'allarme, tuttavia l'ingranaggio continua la sua opera nefasta, spinto dalla forza del denaro che tende ad autoreplicarsi, Cionondimeno ha una sua vulnerabilità intrinseca dovuta alla complessità necessaria per operare. In altre parole, la nostra economia è strettamente interconnessa e sempre più dipendente dal buon funzionamento di tutti gli apparati del sistema, al pari di un computer, che pur se costituito da milioni di transistors integrati, cessa di funzionare anche per il guasto di uno solo. Il meccanismo non è perfetto e può incepparsi, come stiamo assistendo in questi mesi. Forse può addirittura sfasciarsi del tutto.

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