lunedì 28 dicembre 2009

Auguri per un anno migliore



Quest'ultimo post dell'anno è obbligatoriamente un bilancio del 2009. Comincerò dal versante personale, che forse è il meno peggio. E' stato, come purtroppo per moltissimi altri, un anno di disoccupazione. Il lavoro s'è prosciugato come il lago Ciad. Noialtri espulsi siamo rimasti come quei pesci boccheggianti nelle pozze fangose. La mia pozza fangosa si sta riducendo sempre più. Però per me questo è stato anche un anno di viaggi, per ben due volte in Sudamerica, quasi due mesi trascorsi tra l'Uruguay e l'Argentina e forse laggiù questo vecchio pesce troverà ancora dell'acqua in cui nuotare. Se avrò il tempo...

Il versante sociale è a dir poco desolante, la politica s'ingarbuglia sempre di più su se stessa, allontanandosi dai problemi reali del Paese. Il governo naviga a vista, tra i vincoli stretti di un debito pubblico innominabile e gli impicci personali del premier, sopravvive a se stesso grazie all'inconsistenza dell'opposizione e una propaganda bielorussa. Ormai governa solo per decreti con fiducia, il Parlamento è stato ridotto ad un votificio, e persino Fini appare un gigante in tale panorama politico. Il PD è conciato maluccio e chi se la gode veramente è l'ex presidente Prodi, ben pagato in giro per il mondo. Se questa classe politica è il nostro specchio, l'immagine della società italiana che ne esce è proprio sconsolante. Te ne accorgi davvero quando sei all'estero e immancabilmente ti chiedono conto stupiti di ciò che accade in Italia. Non c'è più neanche la capacità di indignarsi, s'è persa la voglia d'impegnarsi, ed "io speriamo che me la cavo" è divenuto il motto comune degli italiani.

Ma anche il resto del mondo non gode di ottima salute. Il prossimo anno saremo 7 miliardi sul pianeta, che continuiamo a depredare ed inquinare a ritmo insostenibile. Lo dicono tutti, ma nessuno è capace di fermare questa folle corsa, come dimostrato dal fallimento della recente conferenza sul clima di Copenaghen, svoltasi in un clima simile a quello del G8 di Genova.

L'elezione di Barak Obama è stato un bello spettacolo, ma Guantanamo è ancora in funzione, i soldati americani stanno ancora a Bagdad e la guerra in Afganistan ha ricevuto da lui un ulteriore impulso, nonostante ci sia il meglio degli eserciti occidentali impegnati dal 2001. Gli hanno persino conferito il Nobel per la pace in segno di speranza: dopo la guerra preventiva, il premio preventivo per la pace!

Ma la temperatura continua a salire, i ghiacciai si sciolgono sempre più velocemente e tra qualche anno si prevede che il polo nord si squagli del tutto. Segnali di alterazione climatica vengono ormai registrati quasi da per tutto, ma noi pensiamo a quando ripartirà l'economia, alla ripresa dei consumi. Il nostro territorio è ad alto rischio, ma noi continuiamo a violentarlo. Purtroppo gli effetti catastrofici si vedono sempre più spesso, come conseguenza di ogni fenomeno naturale appena un po' più accentuato.

Ma sì, costruiamo pure 10 centrali nucleari, cementifichiamo tutto lo spazio rimasto, tralasciamo il recupero e la messa in sicurezza. Realizziamo tante belle opere pubbliche faraoniche, meglio se inutili. Compriamo automobili, computers, cellulari, televisori e quant'altro sfornato dalle fabbriche cinesi. Dobbiamo sbrigarci perchè non è rimasto molto altro tempo per approfittare.

Quest'anno abbiamo stabilito un paio di tristi record, il primo con la proclamazione per ben 4 volte del lutto nazionale. Vale la pena di ricordarli tutti: il terremoto in Abruzzo, la strage di parà in Afganistan, il disastro ferroviario di Viareggio e la frana di Messina.

Il secondo triste record è dato dal numero di morti nelle carceri, 174, che per coincidenza è uguale al numero di vittime dei 4 lutti nazionali. Dal 2000 sono morti più di 1500 detenuti non per cause naturali, di cui un terzo suicidi. Si direbbe una forma occulta di pena di morte.


Speriamo che il prossimo sia un anno migliore.

mercoledì 9 dicembre 2009

Grazie Uruguay


Ho avuto la fortuna e la gioia di essere testimone partecipe di una giornata storica per l'Uruguay e per la Sinistra di tutto il mondo. Domenica 29 novembre 2009 si è svolto il ballottaggio tra il candidato del Frente Amplio, Josè "Pepe" Mujica, e quello del centro destra Luis Lacalle, per la carica di presidente della Republica Oriental del Uruguay. Storica perché non è mai accaduto che in quel paese la Sinistra vincesse due elezioni di seguito, né che un ex-guerrigliero tupamaro diventasse Presidente della Repubblica.


Mi trovavo nel paese già da alcune settimane ed ho potuto assistere alle ultime battute della campagna elettorale, con l'impegno pacifico e civile di migliaia di attivisti del Frente Amplio per le strade dell'Uruguay. Il crescere della consapevolezza che la vittoria era a portata di mano, nei discorsi della gente comune, che, seppur divisa politicamente, conserva sempre quella cordialità e simpatia lontana anni luce dal nostro sentire politico.


L'Uruguay è un piccolo-grande paese, costituito in buona parte da discendenti spagnoli ed italiani. E' la nazione con la più alta percentuale di popolazione di discendenza italiana del mondo. Piccolo perché la sua popolazione è di 3 milioni e mezzo d'abitanti, su di un territorio grande come mezza Italia, fertile e quasi del tutto incontaminato. Il suo clima è paragonabile a quello della Sicilia, la carne dei suoi bovini è senza dubbio tra le migliori del mondo. Certamente è America Latina, ma, come una specie di Svizzera, è un'oasi tra i giganti quali l'Argentina e il Brasile. Bassa criminalità, alto tasso d'istruzione, buone scuole e università statali, sanità pubblica, tassazione medio-bassa, discreta stabilità economica. Infine il Plan Ceibal, che fa dell'Uruguay il primo e unico paese al mondo ad aver fornito un computer collegato alla rete ad ogni alunno della scuola elementare. Tutto ciò grazie anche ai risultati conseguiti dal primo governo di sinistra, durante i 5 anni della presidenza di Tabaré Vazquez, oncologo socialista che lascia il suo mandato con una popolarità del 71%.




L'Uruguay dimostra che la Sinistra unita può vincere e governare bene per 5 anni, facendo crescere il paese a ritmi quasi cinesi, aumentando il reddito pro capite e diminuendo la disoccupazione, perseguendo politiche sociali senza scardinare il capitalismo che pure è forte in quel paese. Anzi, si può dire che la classe medio-alta, gli imprenditori e la borghesia sono stati in buona parte a favore dell'elezione di Mujica.


Josè Mujica, soprannominato Pepe, è una figura storica, guerrigliero tupamaro durante gli anni '60 e '70, arrestato ed evaso, arrestato di nuovo e detenuto in carcere duro per 11 anni dalla giunta militare golpista, alcuni dei quali trascorsi in un pozzo senza contatti con il mondo esterno. Con il ritorno della democrazia nel paese, la lotta armata è stata abbandonata per la politica, così è stato il primo tupamaro eletto al parlamento e successivamente al senato. Nella passata legislatura è stato ministro dell'importante dicastero della ganaderia (allevamento). Tuttavia ha sempre conservato una semplicità ed un’onestà che lo hanno reso benvoluto dagli uruguayos. Vive in una piccola casa rurale e coltiva il suo campo come un qualunque contadino, non ha accumulato poteri e ricchezze, parla in modo semplice e schietto, fonte anche di polemiche tra gli intellettuali di sinistra. Quando si sono svolte le primarie per decidere il candidato del Frente Amplio, la scorsa primavera, il suo avversario è stato Danilo Astori, professore universitario e ministro dell'economia, ora vice presidente, e la differenza di linguaggio era evidente. Ciononostante la figura simbolica e profondamente popolare di Mujica (un po' come era il nostro Sandro Pertini) ha prevalso nettamente tra il popolo della Sinistra. Ma anche a destra non è malvisto, il suo carattere umile ed il suo parlare schietto lo rendono molto più vicino al popolo di ogni altro leader, che lo percepisce come uno di loro. E’ uno che quando è diventato deputato per la prima volta e fino a che non ha avuto responsabilità di governo ha accettato dallo Stato solo il salario minimo di un operaio e, siccome questo non è sufficiente per vivere, ha continuato a vendere fiori nei mercati rionali. Per campare. Ora dichiara - e la parola è importante in Uruguay - che donerà lo stipendio di presidente per costruire case ai più poveri.


E' stato un momento di felicità per me partecipare alle manifestazioni di giubilo, che sono progressivamente iniziate anche prima della chiusura dei seggi alle 19 di sera, tanta era la fiducia nella vittoria certa. E così è stato, gli exit poll hanno chiaramente indicato il Pepe quale vincitore già verso le 20,30 di domenica, mentre una folla immensa si andava radunando festosa sotto l'Hotel NH Columbia, lungo la Rambla Gran Bretaña di Montevideo. E nonostante si stesse preparando un diluvio d'acqua dal cielo, centinaia di migliaia di compagne e compagni uruguayos hanno gioito insieme per le strade della città fino a notte fonda.




Tutto il Sudamerica era in attesa di ciò che sarebbe avvenuto in Uruguay, giacché questa consultazione apriva un anno elettorale decisivo per molti grandi paesi della regione. In quel momento ho capito l'importanza di ciò che stava dimostrando questo piccolo-grande paese: la Sinistra unita può vincere e governare bene durante il suo mandato ed il popolo che decide democraticamente di rinnovarle la fiducia, ma ancora di più, manda alla presidenza un leader ancora più radicale e simbolo di integrità e di lotte, per dare più forza al suo impulso riformatore.


Ho seguito il mio amico Tabaré fin dentro alla scuola, sede del suo seggio e a un certo punto mi sono sentito commosso da tanta partecipazione popolare, da quel sentire comune che era percepibile nell'aria misto all'allegria festosa. Ho versato qualche lacrima pensando al mio paese dove l'odio e il risentimento avvelenano ogni contesa elettorale. Dove divisioni insanabili attraversano anche partitini minuscoli, alla cui base vi è solo un opportunismo malcelato ed un’egoistica furbizia, difficilmente eguagliabili nel mondo civile.


Quando la vittoria è stata riconosciuta anche dal candidato della destra, lo stato maggiore del Frente Amplio è uscito a festeggiare con il suo popolo e Josè Mujica ha pronunciato il suo primo discorso da Presidente. "Compagni, sapete una cosa? Questo è il mondo alla rovescia. Il mondo alla rovescia, (perché) sul palco dovreste esserci voi e noi giù ad applaudire, perché questa battaglia si è vinta grazie a voi. Ma ricordate, in questa notte di gioia, c'è tristezza nei compatrioti che sono nostri fratelli di sangue, perciò né vincitori né vinti. Abbiamo appena eletto un governo che non è il padrone della verità, ed abbiamo bisogno di tutti. Il mio apprezzamento va agli uomini che hanno rappresentato il Partito Nacional, al Partito Colorado, al Partito Independiente, tutti compatrioti".


Il Presidente eletto si è scusato per le offese eventualmente arrecate in campagna: "Il mio ringraziamento al dottor Lacalle, il mio riconoscimento a Larrañaga, ai colleghi senatori, il mio apprezzamento, e se in qualsiasi momento, il mio temperamento di combattente mi ha fatto portare la lingua troppo lontano, mi scuso per l'offesa e domani cammineremo insieme. (...) Vada la mia gratitudine e apprezzamento per i bianchi, il mio apprezzamento per la figura che rappresenta il dottor Bordaberry, il Partito Colorado, e i miei ringraziamenti vanno al Partito Indipendiente, con i quali dialogheremo cercando di realizzare tutto ciò che possiamo nel senso di unità per il futuro ", ha aggiunto Mujica.


Inoltre, il presidente eletto ha riconosciuto il sostegno dei presidenti latinoamericani: "I fratelli, quelli dell'America Latina, che rappresentano bene, male o normalmente le speranze frustrate di un continente, cercando di raccogliere il massimo possibile, i colleghi cileni, argentini, boliviani, ecuadoriani, brasiliani, peruviani, venezuelani, tutti, Tutti hanno chiesto di noi per darci un abbraccio, fratelli, grazie."


Quando la pioggia non dava più tregua, Mujica ancora una volta ha ringraziato il popolo e ha detto le sue ultime parole: "Non è questa l'ora dei discorsi programmatici. Carissimi, siete bagnati, ci stiamo bagnando. Siamo felici, viva la gioia, viva la speranza. Rammentate, passerà il tempo, ma adesso è l'ora delle celebrazioni."


"Tutto questo è transitorio, il permanente siete voi. Anonimi, onnipotenti, e ci sono quelli che credono che il potere sia in cima e non si rendono conto che il potere è nel cuore delle masse, grazie, mi è costato forse una vita impararlo", ha detto Mujica.


"Voglio dirvi una cosa: forse faremo errori, ma non volteremo le spalle ai problemi e saremo sempre insieme nei momenti di dolore. Grazie popolo", ha concluso il presidente eletto.


E l'opposizione ha apprezzato e si è congratulata con il presidente eletto, nessuno ha parlato di brogli, anzi la dichiarazione a caldo del candidato sconfitto Lacalle è stata: "Che si sia votato praticamente a metà, non vuol dire che siamo due paesi. Se non lo intendiamo così non staremmo contribuendo al concetto di un solo paese".