sabato 20 giugno 2009

L'ubicazione del bene di Giorgio Falco, ed. Einaudi

La desolazione che va in scena in L'ubicazione del bene di Giorgio Falco fa pensare a un paesaggio postindustriale senza memoria. La vita, non vita di tanti personaggi che tirano avanti le loro piccole esistenze a Cortesforza, luogo immaginario ma realistico, agglomerato di villette ai margini della città a ridosso di una delle tante tangenziali che ogni giorno tutti percorrono, giù e sù, in una catena di casa, lavoro, casa che serve a pagare il mutuo, crescere i figli e a cambiare l'utilitaria, parla a ciascuno di noi. Non ci sono grandi drammi, né accadono eventi traumatici in L'ubicazione del bene; è piuttosto la quotidianità buia e immobile la protagonista assoluta di Cortesforza. Quel sottile malessere che addormenta e toglie la voglia di reagire alla disfatta. Non che i centri cittadini siano meno desolanti. Se in una città come Milano il centro è fatto soprattutto di negozi, uffici e appartamenti di rappresentanza, è solo un altro tipo di desolazione. Il concetto abitativo del suburbio - la dispersione, la disgregazione, il controllo sociale - è applicato all'intera nazione. L'unico vero protagonista è il luogo: Cortesforza. E in un ambiente suburbano ostile, per uomini e animali, alcuni personaggi cercano il Bene, in un luogo dove l'unico bene pare quello immobiliare. Specchiarsi in una vetrina cittadina è più confortante. Specchiarsi in una siepe divisoria o nel muro di un bilocale cittadino è difficile da sopportare. C'è il rischio di vedere se stessi! I problemi dei personaggi nascono proprio quando - i più consapevoli - non si accontentano delle loro vite: casa-lavoro-casa e svago consentito nei limiti del proprio reddito. Cercano un senso, ma questa ricerca fa attraversare soglie dalle quali non si può tornare indietro. E allora inizia una lenta discesa, senza alcuna apocalisse. Quel tipo di discesa non è un fallimento. Accontentarsi, ecco, quello è un fallimento della propria vita. Non cercare più.
(Tratto da La Repubblica del 19/6/2009)

A volte quello che si vorrebbe scrivere è gia stato scritto, e meglio...

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